Dopo l'ennesima indagine fallita, l'investigatore di origine italiana Lazarus Bundy, proverà a risolvere il caso del rapimento della giovane figlia di uno degli uomini più ricchi e potenti della città di Miami. Sarà l'inizio di un viaggio nel mistero dove le cose non sono affatto come sembrano... Sarà valsa la pena attendere tanto considerando che si tratta della prima parte dell’avventura? Lo scopriremo solo durante la lettura. The hand of Glory si presenta come un’avventura punta e clicca in terza persona dal gameplay classico e con precisi riferimenti (ma forse potremmo dire citazioni) alle grandi avventure di un tempo come Broken Sword e Gabriel Knight.
Il Gameplay, come accennato, non presenta particolari innovazioni ed è molto semplice: con il mouse sposteremo un cursore a freccia bello evidente, che diventerà rosso in corrispondenza degli hotspot. Se serve, potremo visualizzare tutti quelli presenti nelle locazioni schiacciando la barra spaziatrice o la rotellina del mouse. Per osservare gli oggetti basterà cliccarci sopra con il tasto destro del mouse o potremo interagire con essi usando il click del tasto sinistro. Il cursore può anche assumere la forma di una lente, questo succederà nel caso in cui l’oggetto sia esclusivamente osservabile. L’inventario è visualizzabile spostando il cursore nella parte superiore dello schermo, da qui scenderà il menu a tendina ed al suo interno troveremo gli oggetti raccolti, un taccuino su cui sono annotate tutte le azioni da intraprendere (comodo per ricordare a che punto si è arrivati dopo il caricamento) ed anche un cellulare che tornerà utile in più d’una circostanza. Gli oggetti che raccoglieremo potranno anche essere combinati fra loro. Comunque, prima di iniziare, viene data la possibilità di procedere con un tutorial per prendere dimestichezza col gioco che è decisamente esaustivo. Va detto che stranamente il tutorial appare in ogni caso, indipendentemente dalla scelta del giocatore: un piccolo errore, ma decisamente veniale.
Uno dei punti di forza in The hand of Glory è sicuramente rappresentato dalla grafica. Realizzata in stile fumetto, mostra fin da subito un alto livello di qualità. Pur non essendo propriamente un appassionato del genere, devo riconoscere che mi è davvero piaciuta vista l’alta qualità raggiunta nella sua realizzazione. Basta infatti attendere di visualizzare gli elementi che appaiono in primo piano per trovare conferma dell’eccellente lavoro fatto: c’è un’evidente cura del particolare ed un sapiente utilizzo dello stile “fumettoso”. Anche la gestione delle luci mi è piaciuta, si vede che il lavoro è stato davvero minuzioso per rendere al meglio le atmosfere negli ambienti. Ci sono anche diverse sequenze animate, peccato che il più delle volte durino solo pochi secondi, ma mantengono un apprezzabile taglio cinematografico.
Ottimo anche il comparto sonoro. Le musiche di sottofondo sono perfettamente coerenti con il contesto e suonano decisamente piacevoli, non risultando mai invadenti. In alcune circostanze, invece, diventano maggiormente protagoniste e allora si ha modo di apprezzarle fino in fondo. Se ci si sofferma un attimo si possono poi apprezzare altri dettagli, tra i quali il rumore di una macchina che passa lungo la strada, il suono delle dita che battono sulla tastiera o il click della macchina fotografica di un turista. Tutti i suoni sono molto accurati, ben distinguibili e fanno del comparto sonoro un aspetto decisamente apprezzabile.
Caratteristiche tecniche a parte, sono sicuramente la storia ed i personaggi a rappresentare la vera punta di diamante dell’avventura. Su questo punto non ci sono dubbi: la trama di The Hand of Glory è stata scritta benissimo. Il gioco coinvolge, è avvincente e, anche se si tratta solo di una “prima parte”, si assiste a più di un colpo di scena. Non mancherà anche nel finale. Come detto in precedenza, sono molti i richiami alle grandi avventure del passato, ma non voglio togliere il piacere di farvi scoprire queste piccole chicche, citerò solo un esempio per dare l’idea: a un certo punto ci ritroveremo a dover “triangolare” per localizzare un certo posto… chissà a quanti si sarà già accesa la lampadina.
I personaggi risultano ben caratterizzati e devo dire che il doppiaggio (audio in inglese, sottotitoli in italiano) ha fatto in pieno la sua parte risultando molto professionale. E parlando delle caratterizzazioni, non posso non descrivere il protagonista, Lazarus Bundy o Lars perché “Lazarus è davvero troppo biblico”. Solo a guardarlo dà l’idea di uno finito lì, cascato chissà da dove: gira per Miami con la bizzarra GreenDart “la mia mountain bike personalizzata” di cui si vanta per la fabbricazione italiana, indossa sistematicamente guanti, un cappello alla Sherlock Holmes, l’impermeabile (con le maniche corte!) e una sciarpa che gli scende lungo tutta la schiena. Davvero simpatico. Poi, conoscendolo meglio, si scopre che caratterialmente è proprio un personaggio particolare: vanesio ed egocentrico (basta vedere quello che fa quando pronuncia il suo nome!), ma anche arguto, ricco di umanità e spesso ironico. Degna di menzione anche la co-protagonista, la stagista Alice Sharp. Il rapporto tra lei e Lars cresce con l’avanzare della storia e lascia spazio per ulteriori sviluppi nella seconda parte dell’avventura.
Il comparto enigmi, invece, è probabilmente un aspetto un po’ più debole in The Hand of Glory. Non perché manchino le idee, tutt’altro: in più di un’occasione ho notato un chiaro sforzo nel trovare soluzioni originali. Il punto è che si viene un po’ troppo “accompagnati” nella direzione corretta: oltre ai legittimi indizi, nei dialoghi ci sono a mio parere troppi suggerimenti su cosa è giusto fare. L’impressione è che abbia prevalso il timore che il giocatore potesse rimanere bloccato e si è voluto evitare il rischio di creare frustrazione. Praticamente risulta impossibile rimanere bloccati, almeno per un avventuriero con un po’ di esperienza. Intendiamoci: tutti gli enigmi risultano logici e ben contestualizzati, solo che forse si poteva rischiare maggiormente facendo guadagnare al gioco, da un lato una maggiore soddisfazione nella risoluzione enigmi e, dall’altro, un'aumentata longevità. Longevità che comunque si attesta intorno alle sette ore: non male considerando che questa è solo la prima parte dell’avventura.
In conclusione, ci troviamo di fronte a un gran bel prodotto. Le imperfezioni sono portate al minimo e la giocabilità è davvero ottima, mentre la scelta di calibrare gli enigmi su un livello non troppo difficile è uno scotto più che accettabile per quella che, non va dimenticato, è un’opera prima. “Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, così cantava Caparezza un po’ di anni fa. E in effetti il difficile viene adesso per i ragazzi della Madit: confermare la qualità e magari migliorare qualcosa dopo un buon esordio come questo, non sarà cosa facile. Ma da quello che ho visto, si può ben sperare: alla base ci sono qualità tecniche, un lavoro molto curato ed una trama coinvolgente. In definitiva per me è…
Un’avventura sicuramente da consigliare!
VOTO FINALE: 77