Sappiamo bene chi abita al 221b di Baker Street: il migliore tra investigatori inglesi, capace di una lucidità mentale al punto di essere quasi una patologia il non tralasciare una qualsiasi pista. Di ritorno a Londra dopo un lavoro nell'isola di Cordona che lo ha quasi sfinito, Sherlock Holmes passa le giornate tra assoli di violino e alla continua ricerca di casi da risolvere. Per fortuna non è solo e a fargli c'è l'unico persona tanto pazza da sopportare il suo eccentrico essere: Watson, un medico stanco del suo mestiere e più propenso a lanciarsi nel mondo della scrittura. Le giornate trascorrono tra idee buttate a caso e i loro battibecchi al limite dell’infantilismo, e uno di questi capita quando Sherlock si accorge della sparizione del quotidiano “The Strand” dalla sua scrivania. Watson inventa decine di spiegazioni a riguardo, ma Holmes sta già farneticando su una cospirazione ai suoi danni al limite dell’assurdo, il tutto a causa, probabilmente , della frustrazione che lo avvolge per un caso di furto ancora non risolto. Sherlock si dà una svegliata e decide di andare fino in fondo, si getta in una caccia all'uomo che lo porterà verso un recente caso di sparizione che di conseguenza lo porterà in una serie di rapimenti decisamente più misteriosi. Holmes e Watson si trovano all’interno di trame di una setta occulta, e seguendone le tracce arrivano alle Alpi svizzere e poi nelle paludi di New Orleans.
L’altalenarsi dei crimini in notevole aumento, vengono ridimensionati grazie a uno Sherlock in forma: arguto sulla scena del crimine e quasi intollerabile nelle conversazioni. Al suo fianco l’immancabile Watson che si rivela, come sempre, un'ancora di salvezza. La trama si sviluppa in otto capitoli in un mix di Arthur Conan Doyle. La narrazione avanza ad un ritmo alto perchè deve sopperire ad un rallentamento voluto, dedito alla riflessione. La noia non arriva nonostante la sceneggiatura abbastanza poco originale; aggiungiamoci un doppiaggio con poca interpretazione, specialmente per i personaggi secondari, e forse la delusione di chi si aspettava una trama diversa rispetto ad una ordinaria. Sherlock Holmes si limita a seguire una scia in un minimo numero di scenari abbastanza ridotti come dimensioni con le meccaniche di gioco standard: l'osservazione dei sospettati per un profilo psicologico, la ricerca di tracce, le domande alle persone incontrate in strada per ottenere un'indicazione riguardo un luogo o una persona. Tutto questo permette a Sherlock di ottenere indizi, indispensabili per i collegamenti alle prove trovate sulle scene del crimine, permettendo così la ricostruzione degli eventi del delitto.
In queste tipologie di giochi si deve porre attenzione agli eventi, ai molti indizi ottenuti, senza dimenticarsi di curare l'ingegno per proseguire nell'avventura. Il livello di difficoltà non è affatto impossibile e spesso la soluzione a un enigma è nell’ovvietà, tralasciando l'intuizione personale che purtroppo non rientra nella meccanica di gioco. Quindi si arriva alla fine secondo le regole del sistema investigativo: indizi, immergere nell’indagine determinate persone, ricostruire la sequenza del crimine senza omettere alcuni passaggi che a prima vista potrebbero sembrare ininfluenti. Le prime ore di gioco non lasciano spazio all’intuizione perchè bisogna prendere confidenza con lo stile del gioco con la raccolta di indizi, trovare le prove “mischiate” tra oggetti da ritrovare, testimonianze da carpire ai sospettati. Vi sono "missioni opzionali" che distraggono dalla storia consentendo a Sherlock di concentrarsi su altri piccoli crimini con le stesse meccaniche di deduzione e di gioco, ma anche in questi caso la sceneggiatura non propone nulla di particolarmente originale se non alcuni riferimenti ai personaggi di Arthur Conan Doyle e di H.P. Lovecraft.. I palazzi di Londra colorati di grigio dalla foschia inglese e il calore di New Orleans danno un tocco di colore ai capitoli a loro riferiti… nel mentre il manicomio svizzero fa tornare alla mente l’ambiente cupo e disturbato dei nosocomi di una volta. Vi sono purtroppo altre limitazioni con un impatto visivo non all’altezza: modelli poligonali migliorabili e un comparto animazioni che non convince per varietà e accuratezza. L’esperienza passata è stata ricostruita dalla Frogwares utilizzando l'Unreal Engine ed è forse l’unica cosa più piacevole rispetto a tutto il resto. The Awakened offre un’esperienza più narrativa e di conseguenza sorvoliamo sui difettucci abbastanza palesi..
A causa dei toni a volte al di sopra del contesto, i dialoghi si alternano tra drammatici e comici così come i personaggi che convincono ma senza farci ribaltare dalla sedia. Una regia migliorabile che a volte, con il cambio inquadratura, ha cercato di dare più spessore, finendo, invece, solo a peggiorare la situazione. Ricordiamo che i ragazzi della Frogwares hanno dovuto interrompere i loro progetti a causa della guerra, ma non si sono arresi e hanno, tra mille difficoltà, rispolverato The Awakaned facendone un remake. Il gioco non brilla per molti versi ma la loro caparbietà va premiata. Per intanto è da fare a prescindere e ricordate che la recensione di un qualsiasi prodotto è almeno per un buon 30% personale.
Si fa ,dai...
Voto: 70/100
Link Pagina Steam
Minimi:
Richiede un processore e un sistema operativo a 64 bit
Sistema operativo: Windows 10 64bit
Processore: Intel Core i5-3470 or AMD Ryzen 3 1200
Memoria: 8 GB di RAM
Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 770, 4 GB or AMD Radeon R9 380, 4 GB
DirectX: Versione 11
Memoria: 30 GB di spazio disponibile
Note aggiuntive: SSD recommended
Consigliati:
Richiede un processore e un sistema operativo a 64 bit
Sistema operativo: Windows 10 64bit
Processore: Intel Core i7-6700 or AMD Ryzen 5 2600
Memoria: 12 GB di RAM
Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 1060, 6 GB or AMD Radeon RX 590, 8 GB
DirectX: Versione 11
Memoria: 30 GB di spazio disponibile
Note aggiuntive: SSD recommended
grazie per la recensione
